Non morire di gerarchia

autrice, Marina Capizzi
recensione a cura di Paolo Iacci

 

Non morire di gerarchia, Franco Angeli, Milano, 2023

Tempo fa in un articolo pubblicato su Harvard Business Review mi sono posto la seguente domanda: “ come mai così pochi Direttori HR diventano CEO?” Per trovare idee in tal senso, ho intervistato dieci tra i maggiori cacciatori di teste italiani. Tra le varie risposte che ho ricevuto quella che più mi ha colpito è stata che gli HR, finita la ventata sindacale degli anni ’70 e ’80 hanno perso l’ownership dell’organizzazione. Questa è stata delegata all’IT se si trattava di microanalisi dei flussi, oppure alla linea che si è autogestita l’assetto organizzativo. Il modello di Ulrich dei business partner senza la padronanza dell’organizzazione si è progressivamente svuotato. Contemporaneamente, la crisi del fordismo ha coinciso con l’obsolescenza dei modelli organizzativi centrati sulla specializzazione funzionale, la stabilità del posto di lavoro, la chiara definizione delle posizioni, la pianificazione di lungo periodo, la centralizzazione del controllo, della gestione delle informazioni e dei conseguenti processi discrezionali. In una parola, con il superamento del modello fordista è andato in crisi tutto l’apparato di norme, conoscenze e comportamenti, noto come “scientific management”. Dalla certezza dell’apparato tecnologico e burocratico discendeva la visione di un unico modello organizzativo e quindi di un assetto procedurale rigido. Le organizzazioni si potevano consentire un approccio di dominanza nei confronti dei due mercati di riferimento, quello dei consumatori e quello del lavoro. D’entrambi i mercati si potevano prevedere bisogni, necessità e sviluppi. Ad entrambi i mercati si era in grado di offrire prodotti e servizi in grado di soddisfarli. I protagonisti di questi mercati tendevano a modellare i comportamenti d’acquisto in stretta relazione con gli stimoli offerti dal sistema delle imprese.

Oggi i rapporti di forza si sono ribaltati: sono i bisogni dei mercati la variabile indipendente ed i modelli organizzativi quella dipendente. La crisi del fordismo non ha ancora fatto emergere dei nuovi paradigmi in grado di caratterizzare con forza questa nuova fase. Gli HR hanno creduto di poter dare una risposta a questa deficienza storica occupandosi esclusivamente della leadership e, quindi, delle modalità di gestione del potere in azienda. A distanza di tre/quattro decenni, questa scelta sta mostrando tutti i suoi limiti. Non solo: sta emergendo con tutta evidenza quello che Capizzi definisce il paradosso della gerarchia: “usiamo la gerarchia per cercare sicurezza e protezione, ma la gerarchia alimenta continuamente la paura”. Gli HR normalmente cercano di modificare queste paure, cercando di alleviarle, ma senza occuparsi dei meccanismi di potere sottostanti. Come cercare di prosciugare il mare con un cucchiaio. Non solo: “più investiamo sulla leadership, l’empowerment, l’engagement senza toccare le logiche di distribuzione delle autonomie, più verrà meno la fiducia nei cambiamenti organizzativi”. Occorre tornare ad occuparsi di organizzazione e delle modalità con cui le gerarchie si strutturano. Naturalmente, “alternativa alla gerarchia piramidale che noi conosciamo non è l’assenza di gerarchia perché vorrebbe dire darci un obiettivo impossibile: le gerarchie emergono naturalmente”. E allora cosa fare? Il bel libro di Marina Capizzi indica a tutti gli HR un percorso di ricerca in questo senso. Non propone ricette ultimative – in realtà non ve ne sono – ma concreti spunti di riflessione e alcune  vie applicative avvalorate da un paio di esperienze condotte dal suo team in Credem e in Fidia Farmaceutici. Queste vengono descritte in modo sufficientemente esaustivo, offrendo così idee per successive attività. Personalmente ho trovato il libro di Marina molto interessante e pieno di stimoli. Si nota un lavoro di approfondimento inusuale nel mondo della consulenza italiana. Questo stimola la curiosità e fornisce idee per un lavoro in azienda non di semplice routine. Doti rare di questi tempi.

Articolo di HR On Line