Sappiamo tuttə che il sovraccarico di lavoro cronico è dannoso per la nostra salute fisica e mentale e può compromettere seriamente la qualità del nostro lavoro. Vorremmo poter cambiare il nostro modo di lavorare, ma non sappiamo come.
Gli orari prolungati sono più comuni nelle occupazioni manageriali e professionali. Si tratta di una tendenza recente. Un tempo, se si era un colletto bianco, si lavorava il più duramente possibile all’inizio della carriera per guadagnarsi la partnership, e con essa l’autonomia di scegliere come e quando lavorare e su cosa lavorare. La concorrenza era incessante, ma una volta vinto il premio era tuo per sempre. Oggi non è più così.
La mia ricerca, pubblicata nel mio nuovo libro sulla leadership nelle organizzazioni professionali, dimostra che la nostra tendenza al sovraccarico di lavoro e al burnout è dovuta a una complessa combinazione di fattori che coinvolgono la nostra professione, la nostra organizzazione e noi stessi. Alla base c’è l’insicurezza.
Le 500 interviste che ho condotto per il mio libro hanno mostrato uno schema: L’insicurezza di un/una professionista è radicata nell’intrinseca intangibilità del lavoro di conoscenza, che è esacerbata dal rigoroso sistema di promozione “up or out” perpetuato dalle organizzazioni professionali d’élite, che trasforma i e le vostrə colleghə in vostrə concorrenti. Come si fa a convincere il/la capə che si vale più del/della collegə più vicino? Non c’è possibilità per un/una professionista di riposare.
Ad aggravare il problema, le organizzazioni professionali d’élite si propongono deliberatamente di individuare e reclutare gli/le “overachiever insicurə” – alcune importanti organizzazioni professionali usano esplicitamente questa terminologia, anche se non in pubblico. Gli/le overachiever insicurə sono eccezionalmente capaci e ferocemente ambiziosə, ma spintə da un profondo senso di inadeguatezza.
Nel breve termine, gli/le overachiever insicurə rispondono fornendo prestazioni eccezionali. La tendenza al duro lavoro è rafforzata dalla forte cultura del controllo sociale creata dalle organizzazioni professionali d’élite. Portato all’estremo, il senso di impegno degli/delle overachiever insicurə può portare a un conformismo estremo e alla normalizzazione di comportamenti malsani.
Paradossalmente, i/le professionistə che ho studiato credono ancora di avere autonomia e di lavorare troppo per scelta. Non incolpano le loro organizzazioni, che dopo tutto hanno investito in iniziative di equilibrio tra vita privata e lavoro e in programmi di benessere. Si rimproverano invece di essere inadeguatə. I/le loro colleghə sembrano farcela, e loro la considerano un’ulteriore prova della loro inadeguatezza. Non parlano onestamente dei loro problemi con i/le colleghə, perpetuando così il mito del professionista invincibile, che incoraggia i/le colleghə a sentirsi a loro volta inadeguatə. Se soffrono di burnout, pensano che sia colpa loro. La loro organizzazione e la sua leadership sono esenti da responsabilità, quindi non cambia nulla di fondamentale.
Di conseguenza, quando gli/le overachiever insicurə diventano leader delle loro organizzazioni, replicano inconsciamente i sistemi di controllo sociale e di superlavoro che hanno contribuito a crearli.
Lavorare sodo può essere gratificante ed esaltante. Ma considerate come state vivendo. Riconoscete quando state spingendo troppo voi stessə e il vostro personale e imparate ad aiutare voi stessə e i e le vostrə collegh ad allontanarsi dal baratro.
Se siete un/una leader, avete una responsabilità non solo verso la vostra azienda, ma anche verso le persone che vi lavorano. Aiutate i e le vostrə colleghə a raggiungere il loro pieno potenziale, ma non permettetevi di esacerbare e sfruttare le loro insicurezze. E ricordate che il vostro ultimo “dovere di cura” è verso voi stessə.