La peggior cosa possibile riguardo agli errori è evitarli a tutti i costi. La vita non è altro che una serie di prove e di fallimenti, e non possiamo compiere progressi senza commettere errori. Il dottore scozzese Archie Cochrane lo ha capito meglio di tutti: testando l’iter di ricovero di pazienti con problemi cardiaci, ha messo alla prova i suoi colleghi affermando di essersi sbagliato nella previsione della miglior strategia da adottare. Questo ha comportato un moto di sfiducia generale nei suoi confronti, e la volontà da parte dei suoi colleghi di allontanarlo dallo studio. In realtà, i dati raccolti dalla ricerca supportavano la sua posizione, ma il dottore ha dimostrato il potere del testare e commettere degli errori all’interno di un processo. La maggior parte di noi è intollerante agli errori, e non accetta di essere in torto. Imparare dagli errori significa provare nuove vie, ma anche saper ammettere le proprie colpe. Il dottore ha così dimostrato la necessità di raccogliere più informazioni prima di dare un giudizio definitivo e di attribuire una colpa. 

La maggior parte delle organizzazioni è intollerante agli errori. Il fallimento è considerato come un forte stigma nel mondo del business. Il complesso di superiorità che pervade e convince le persone della forza delle loro abilità, dei loro privilegi e della loro infallibilità, è un limite alla nostra reale capacità di risolvere i problemi. A causa di questo complesso di superiorità, spesso ci è impossibile ammettere i nostri errori, persino di fronte all’evidenza. Nel libro “Adapt: why success always starts with failure”, Harford incoraggia i lettori ad abbandonare questa illusione e ad usare l’umiltà come tecnica di risoluzione dei problemi. 

L’intolleranza nei confronti degli errori nasce dal desiderio di andare sul sicuro, e le persone, tendenzialmente, reagiscono agli errori in due modi: ignorandoli o traendone un insegnamento. Recenti studi hanno dimostrato che le persone che considerano la loro intelligenza come qualcosa di plasmabile considerano gli errori come campanelli di allarme, cercando di imparare dalle situazioni e risolvere le cose. Al contrario, chi sostiene di non poter migliorare ancora di più il proprio status, non riesce a considerare gli errori come opportunità di crescita e fa di tutto per ignorarli. Questo comportamento deriva dall’educazione scolastica, dall’ansia e dalla pressione sociale ricevuta. È però comprovato che ricevere un feedback di correzione è più utile rispetto a ignorare del tutto il problema. La tolleranza agli errori aumenta la partecipazione, l’esplorazione e la curiosità. Per questo è così importante incoraggiare gli studenti a commettere errori, piuttosto che ad evitarli. La questione ha anche un aspetto culturale: in America, infatti, gli errori sono sintomo di debolezza e stupidità, mentre in Giappone non si riscontra una tale fobia, e i bambini sono incoraggiati a sbagliare. 

Diventare tolleranti agli errori non è un processo semplice. La nostra mente riceve forti stimoli quando sbaglia: una ricerca ha dimostrato che quando le persone provano ad indovinare una risposta e sbagliano, imparano e ricordano molto di più dal feedback correttivo che ricevono.  

Come fare, quindi, per migliorare la propria tolleranza agli errori? Ecco 5 spunti:

  1. Metti alla prova un approccio fatto di prove e di errori: i leader non vogliono essere considerati deboli, si sentono infallibili e smettono di esplorare. Accettando gli errori però, si può sperimentare e raggiungere risultati migliori. 
  2. Non avere paura di assumere le tue responsabilità: troppe persone soffrono di perfezionismo, e quando commettono un errore ne rimangono paralizzate. Ammettere di aver commesso un errore ti renderà più tollerante, e ti renderà più comprensivo verso te stesso e gli altri. Il perfezionismo è nemico dell’innovazione e della crescita personale. 
  3. Ridimensiona i tuoi errori: quando si riesce a convertire gli errori in una lezione, questi diventano un’enorme opportunità di crescita.
  4. Dai un’etichetta all’errore, non a te stesso: è diverso commettere un errore e considerarsi un fallimento. Bisogna etichettare un errore come tale, come un problema da risolvere, senza attaccare noi stessi. 
  5. Corri il rischio di rovinare le cose: aumentare la propria tolleranza per gli errori non è semplice, specialmente per chi ha fatto del perfezionismo uno stile di vita. Concediti l’occasione di correre un rischio e di rovinare le cose. Ti renderò meno sicuro di te all’inizio, ma ti aiuterà a lavorare meglio nel lungo periodo. 

In questo processo di prova e di accettazione dell’errore, non bisogna aver paura di chiedere aiuto ai propri colleghi o amici nei momenti di difficoltà. Pensate al motto di Winston Churchill: “il successo consiste nel passare da un errore all’altro senza perdere l’entusiasmo”.

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