Chi è l’autrice
Già autrice del best seller “How to Do Nothing: Resisting the Attention Economy”, Jenny Odell è una scrittrice e artista californiana. Si definisce attratta dagli ultimi framework più aggiornati, che permettono di vedere qualcosa di nuovo nella realtà di tutti i giorni.
Cosa dice di importante questo libro
Il libro affronta il tema del burnout generazionale e le lotte di lavoratrici e lavoratori contemporanei con un taglio filosofico, che inquadra questi fenomeni in una più ampia esigenza di autonomia, significato e scopo nel lavoro.
La società ipercapitalista ci ha portato a perdere progressivamente questi elementi: per questo cerchiamo di colmare il vuoto, da una parte prendendo “lezioni” di produttività, dall’altra rifugiandoci nella retorica della lentezza per ritrovare noi stessə e la nostra creatività.
Rallentare solo per poter tornare a correre, però, non è che una soluzione cosmetica. Per Odell, infatti, vediamo il tempo libero come un’occasione per riposarci, ma solo allo scopo di garantire più produttività una volta di ritorno al lavoro. Anche nei momenti di risposo, poi, ci sentiamo in dovere di “fare qualcosa” e di farlo sapere a tuttə, come è testimoniato dalla smania di documentare sui social le nostre vacanze.
Riprendendo il lavoro del filosofo Joseph Piper, Odell sostiene, invece, che il tempo libero dovrebbe essere un’opportunità per entrare in uno stato mentale diverso, che si può raggiungere soltanto lasciandosi andare, come quando ci addormentiamo.
Nella prima parte del libro, Odell racconta di essersi imbattuta in una descrizione “precisa in modo imbarazzante” di sé stessa, leggendo il lavoro del sociologo Hartmut Rosa, il quale analizza la figura di una professoressa immaginaria di nome Linda: la donna, pur avendo un lavoro stabile e ben remunerato, si sente cronicamente occupata, perennemente in difetto, in ritardo rispetto ai propri impegni. Odell attribuisce questa sensazione alla pressione della società, che fa sentire Linda costantemente “sorvegliata” e la costringe a mostrarsi sempre impegnata e produttiva.
Nella seconda parte del testo, poi, l’autrice allarga la riflessione al nostro rapporto con il tempo, collegandola a temi di grande attualità come il cambiamento climatico e citando casi in cui si è costrettə a rapportarsi con il tempo in modo diverso rispetto al resto della società, come avviene per chi si trova in carcere.
Odell ritiene che sia necessario un rifiuto completo dell’“illusione della pressione del tempo”: dovremmo cercare di essere “più vivə in ogni determinato momento”, aprendoci all’esterno invece di camminare su sentieri stretti e solitari, e ricorrendo all’aiuto della meditazione.
Conclusione
Questo libro merita la lettura per l’analisi caustica dell’“industria della produttività” che offre l’autrice.
Leggi la recensione di Make Jakeman su strategy-business.com