Tra i molti cambiamenti portati dalla pandemia c’è sicuramente una maggiore consapevolezza di persone e organizzazioni rispetto alla salute mentale: l’amministratore delegato di Starbucks, per esempio, ha dichiarato di considerare questo tema come la più grande sfida da affrontare dopo la pandemia, e in Morgan Stanley oggi c’è un medico dedicato a questo tema chiave. 

I dati confermano la centralità della questione: l’81% dei lavoratori ha dovuto affrontare una qualche forma di burnout o un problema di salute mentale, il 68% dichiara di aver dovuto interrompere il proprio lavoro quotidiano a causa di questi problemi. Fra i settori più colpiti, l’assistenza sanitaria, il commercio al dettaglio, i trasporti e l’ospitalità.

Una ricerca del MIT Sloan, effettuata su oltre 1.000 aziende, ha segnalato che il maggiore impatto sui risultati, le persone e l’innovazione viene garantito dal passaggio da tradizionali programmi di assistenza a un approccio più ampio, che presidi la nuova organizzazione del lavoro, la sicurezza psicologica, l’equità e l’ascolto dei collaboratori. Queste attenzioni riducono di 11 volte il tasso di assenteismo e di tre volte il turn over; le probabilità di soddisfare i clienti, essere considerate buoni posti di lavoro e raggiungere gli obiettivi finanziari raddoppiano, e aumentano la capacità di affrontare i cambiamenti e di innovare.

Come fanno le aziende virtuose a occuparsi del benessere dei dipendenti? 

Le azioni messe in atto dalle aziende pioniere sono diverse:

  • maggiore flessibilità di orario
  • periodi sabbatici 
  • sussidi per l’assistenza all’infanzia,
  • possibilità di portare il proprio animale domestico in ufficio

Inoltre, alla base di qualunque politica per la salute mentale c’è l’ascolto: survey interne, momenti dedicati ai feedback, utilizzo di piattaforme e applicazioni per sondare lo stato emotivo dei collaboratori aiutano ad avere un quadro chiaro della situazione e ad agire di conseguenza. 

Il presidio del benessere mentale è uscito dagli uffici di HR per coinvolgere e rendere partecipe il mondo manageriale: un ascolto attento e quotidiano permetterà ai capi di conoscere davvero quello che accade alle loro persone, e queste impareranno a parlare dei propri problemi senza temere di essere stigmatizzati. Esempi pratici di queste nuove attenzioni sono quelli del gigante delle telecomunicazioni Verizon, che durante la pandemia ha organizzato incontri virtuali per aiutare i senior manager a immedesimarsi nelle condizioni di stress dei lavoratori, o l’azienda di prenotazioni aeree e tecnologia Sabre, che ha svolto indagini interne regolari sulla base delle quali ha sviluppato nuovi strumenti per monitorare lo stress e la produttività del personale.

Dallo studio del MIT Sloan emerge che il 15% delle aziende coinvolte considera il benessere dei dipendenti come parte integrante della propria strategia: un dato incoraggiante, che mostra come le organizzazioni si stiano adattando al nuovo scenario del mondo del lavoro, in cui la salute mentale è il “benefit” più richiesto. È sia la cosa giusta da fare sia una solida strategia aziendale.

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