Il ritorno in ufficio sta mostrando che il periodo passato lavorando da remoto ci ha fatto perdere alcune abilità comunicative, soprattutto quelle non verbali; questo vale in particolare per la Gen Z, che è entrata nel mondo del lavoro durante il periodo pandemico e spesso non ha avuto modo di sperimentare le abitudini e le interazioni professionali in presenza.
Dustin York, docente della Maryville University, sostiene che lavorare esclusivamente in ambienti virtuali non ci permetta di riconoscere alcuni indicatori fondamentali per capire le persone e il contesto. Le riunioni virtuali, infatti, ci privano di molti segnali non verbali; inoltre, la qualità del video spesso non ci permette di cogliere le espressioni e non è possibile osservare gli elementi ambientali – come il modo in cui le persone prendono posto – che ci aiutano a identificare relazioni e gerarchie. Per fortuna, le abilità di cui la comunicazione virtuale ci ha privato possono essere apprese rapidamente, ecco le tre principali su cui dovremmo concentrarci:
- Contatto visivo
Le piattaforme di collaborazione virtuale, come Zoom o Google Meets, non permettono di avere un contatto visivo vero e proprio, ma esso è fondamentale nelle interazioni in presenza. York allena questa capacità invitando le persone a memorizzare il colore degli occhi di colleghi e colleghe, in modo da incoraggiarle a sostenere lo sguardo altrui. - Mostrare le mani
Raramente nelle riunioni virtuali vediamo le mani delle altre persone, ma il fatto di poter vedere i palmi di qualcuno incoraggia la fiducia. York suggerisce di mettere sempre bene in vista le mani quando si parla con qualcuno, per esempio appoggiandole sul tavolo. - Fermarsi
Alla fine di una riunione virtuale, tendiamo tuttǝ a scollegarci immediatamente, mentre negli incontri in presenza di solito si rimane a chiacchierare o a scambiarsi qualche opinione. Questi momenti di confronto informale sono molto importanti per la connessione ed è fondamentale riabituarsi a crearli in presenza e riprodurli anche online.
I e le manager possono intervenire per aiutare collaboratori e collaboratrici della Gen Z ad acquisire queste abilità comunicative. Per esempio, possono lasciare un buffer tra le riunioni per dare la possibilità alle persone di interagire in modo informale tra un incontro e l’altro, e incoraggiarle a trascorrere quel tempo con qualcuno che conoscono poco; oppure possono dare l’esempio in prima persona socializzando con i e le collegh* più giovani e portarlǝ con sé durante le riunioni analizzare con loro il clima e i comportamenti agiti.