L’intelligenza artificiale sta cambiando profondamente il panorama organizzativo e le aziende si stanno impegnando per integrarla nelle proprie attività, consapevoli che questo strumento ha il potenziale per mettere in discussione le tradizionali fonti di vantaggio competitivo e crearne di nuove.

L’IA, grazie alle sue capacità computazionali, ha permesso di automatizzare e velocizzare una serie di operazioni normalmente svolte dagli esseri umani. Per questa ragione, le aziende che hanno puntato molto sul talento e la competenza del proprio personale nello svolgere questo tipo di attività ora vedono il proprio vantaggio diminuire. D’altra parte, quelle che usano gli algoritmi per prendere decisioni lo stanno vedendo crescere.

Tuttavia, questo tipo di vantaggio è temporaneo, in quanto rimane valido soltanto fino a quando la sua fonte (l’IA) rimane preziosa e rara, quindi difficile da imitare e copiare. Le informazioni per addestrare gli algoritmi, però, sono ampiamente disponibili, così come il talento, i software e le infrastrutture per crearli e utilizzarli. Per questo, chi sta traendo vantaggio dall’IA in questo momento potrebbe vederlo svanire velocemente

Come rendere più duraturi e sostenibili nel tempo i benefici dati dall’IA? La chiave sta nel combinare risorse tecniche e sociali, integrando l’azione dell’IA con quella umana. In particolare, la capacità tipicamente manageriale di interpretare gli insight e prendere decisioni basate sui dati, così come tutte le capacità personali di lavoratori e lavoratrici, non sono semplici da imitare e rappresentano pertanto una forma solida di vantaggio competitivo.

Ecco alcune delle capacità che l’IA fatica a riprodurre: l’esercizio del giudizio e del buon senso (come sottolinea questo articolo della Harvard Business Review); la minimizzazione dei pregiudizi basati su fattori come razza, genere e status socioeconomico (come segnala la nota analista dei dati Cathy O’Neil nel suo “Weapons of Maths Distruction”); l’adattamento a nuove situazioni e la considerazione di una vasta gamma di fattori nella presa di decisioni; il pensiero creativo.

Il percorso per ottenere vantaggi duraturi e sostenibili dall’IA è quindi chiaro: sincronizzare risorse umane e tecniche. Si tratta di una sfida complessa che richiede il ripensamento dei ruoli e delle metriche di valutazione delle prestazioni, la creazione di percorsi formativi ad hoc e un diverso rapporto con i dati. Un altro fattore cruciale è la scelta dei modelli di intelligenza artificiale, che devono essere adeguati alle possibilità, ma anche alle esigenze di ogni azienda. In sostanza, le organizzazioni dovranno essere pronte a investire risorse ed energie nell’integrazione tra l’intelligenza umana e quella artificiale.

Leggi l’articolo di Louis-David Benyayer e Hao (Howard) Zhong su blogs.ac.lse.uk