Il perfezionismo sta dilagando nella nostra società e spesso siamo troppo impegnat* a rallegrarci dei nostri “standard elevati” e della “spinta all’eccellenza” per renderci conto degli effetti collaterali; per le persone che ricercano continuamente la perfezione, infatti, è più probabile sperimentare stress, ansia e depressione, perché anche il minimo errore viene drammatizzato e vissuto come un fallimento.

Carol Dweck, docente della Stanford University, ritiene che la tendenza al perfezionismo ci venga instillata fin dalla scuola, che generalmente promuove una “mentalità fissa”, secondo cui l’intelligenza è una dote innata. Invece, una “mentalità di crescita”, un “growth mindset”, ci permette di capire che l’intelligenza può essere allenata e ci spinge a intraprendere percorsi di apprendimento che comprendono, inevitabilmente, l’errore. 

Nel mondo del lavoro, le aziende che puntano sul perfezionismo possono ottenere dei benefici a breve termine, ma nel tempo si scontreranno con i gravi danni causati dallo stress delle loro persone, che possono arrivare all’esaurimento o sviluppare malattie croniche.

Come distinguere il perfezionismo da un sano impegno positivo? I e le perfezionist* credono che ogni loro performance debba essere migliore della precedente, non si sentono mai all’altezza dei propri standard (neppure se ricevono apprezzamenti da altre persone) e soffrono di depressione, ansia e burnout a causa della pressione e dello stress che si autoinfliggono.

Per evitare gli effetti collaterali del perfezionismo sono necessari tre cambiamenti di mentalità:

  • dedicare il nostro impegno e le nostre energie a ciò che conta davvero, invece di ricercare la perfezione in ogni cosa che facciamo;
  • celebrare i traguardi intermedi, evitando di concentrare l’attenzione solo sui risultati;
  • darci l’obiettivo di fare “ciò che possiamo, rinunciando all’aspettativa irrealistica di “fare tutto”.

I e le leader aziendali che vogliono sradicare il perfezionismo dalle proprie organizzazioni dovrebbero intraprendere azioni mirate per plasmare la cultura, come elogiare gli sforzi e non solo i risultati, dimostrare la propria vulnerabilità, incoraggiare la definizione di priorità e dimostrare umanità ed empatia.

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