Per molte persone esiste un divario considerevole tra l’età anagrafica e la cosiddetta “età soggettiva”, ovvero quella che sentiamo effettivamente di avere. 

In uno studio danese è stata posta a 1.470 persone la domanda “quanti anni ti senti?” ed è emerso che i e le partecipanti con più di quarant’anni percepivano mediamente un’età del 20% inferiore alla propria. 

Le motivazioni per cui tendiamo a sottrarre anni alla nostra età reale possono essere diverse: una visione negativa dell’invecchiamento, uno slancio ottimistico, la nostalgia per un periodo della nostra vita in cui ci sembrava di aver raggiunto un buon equilibrio tra energia e maturità, la presenza di un evento traumatico che ci ha spinti a “congelarci” in una determinata età. Oggi, possiamo anche pensare all’influenza della pandemia, che per molt* ha rappresentato una sorta di furto di tempo.

Non tutt*, comunque, si sentono più giovani di quanto siano in realtà: le persone con meno di 25 anni tendono, al contrario, a sentirsi più vecchie. La ragione è probabilmente che durante l’adolescenza e la prima età adulta ci sentiamo pront* per essere pres* maggiormente sul serio e per ottenere più indipendenza, anche se in realtà i nostri cervelli sono ancora in fase di sviluppo. 

La tendenza a sottrarre comincia dopo, forse proprio perché ci rendiamo conto che il periodo tra i 15 e i 25 anni è stato quello maggiormente denso di primati e di esperienze, durante il quale abbiamo vissuto tutto più intensamente (non è una percezione: avviene per ragioni legate al nostro sviluppo neurologico) e abbiamo accumulato il maggior numero di ricordi significativi.

Una meta-analisi del 2021, condotta su 294 articoli, ha evidenziato come la discrepanza tra età reale e soggettiva sia maggiore negli Stati Uniti, in Europa occidentale e in Oceania, mentre il divario si riduce in Asia e soprattutto in Africa. Le condizioni economiche potrebbero giocare un ruolo in queste differenze, ma c’è anche una forte influenza culturale: nelle società collettiviste le persone anziane ricevono più supporto e rispetto. 

Gli autori della meta-analisi e anche altr* ricercatori e ricercatrici si sono chiest* se il fatto di sentirsi più giovani della propria età rappresenti un fattore positivo o meno, ma la risposta non è così netta: da un lato può essere considerato un fattore positivo perché indica che le persone si sentono utili e rimangono attive anche con l’avanzare dell’età, dall’altro non dovrebbe essere necessario essere giovani per sentirsi apprezzat* e utili alla società.

Per approfondire, leggi l’articolo di Jennifer Senior su theatlantic.com