Quando non ci sentiamo pronti a fare qualcosa, pensiamo che ci siano delle motivazioni razionali dietro a questa sensazione, ma non è così: è la nostra paura che ci parla attraverso la neocorteccia cerebrale. 

Di cosa abbiamo paura? Di affrontare situazioni che ci richiedono di essere vulnerabili e di esporci al rischio del fallimento: potremmo scoprire, per esempio, che la nostra idea imprenditoriale non è abbastanza buona o che non siamo così bravi come pensavamo in una determinata attività.

Per evitare di scontrarci con i nostri limiti, spesso ci rifugiamo nelle nostre paure e ci accontentiamo di “vivere nel potenziale: cioè nell’idea di quello che potremmo fare in futuro e del successo che potremmo avere. Questo meccanismo produce dopamina e quindi ci dà una soddisfazione temporanea, ma ci frena dal metterci davvero in gioco. Alcune persone passano anni e anni vivendo in questo modo, sperimentando la paura del futuro – cioè di ciò che vorrebbero fare ma non si sentono pronti ad affrontare – e il dolore del rimpianto, convivendo con il fatto di non avere osato.

Per uscire da questo stato, dobbiamo prima di tutto essere consapevoli e onesti con noi stessi: il primo passo è capire che ciò che davvero ci trattiene non è una motivazione reale, ma la paura. Ecco alcuni suggerimenti utili per combatterla:

  1. Iniziamo anche se non ci sentiamo pronti: saremo vulnerabili e potremmo scoprire verità scomode su noi stessi, ma almeno ci avremo provato.
  2. Vivere in questo modo significa condannarsi al dolore del rimpianto. Se non affrontiamo ciò che ci spaventa, non sapremo mai come sarebbe andata.
  3. La nostra paura cerca di convincerci che un eventuale fallimento ci definirà come persone: se il nostro progetto fallisce è perché siamo pessimi imprenditori, se il canale YouTube che abbiamo aperto non ha successo, significa che non siamo interessanti, ecc. Dobbiamo ricordare che la nostra idea non è la totalità di noi stessi e se non funziona non significa che non potremo riuscire bene in qualcos’altro. Il fallimento è solo una tappa del percorso di apprendimento.

L’unico mantra da tenere a mente è: “fai del tuo meglio”. Se non diamo il massimo non sapremo mai se il problema è l’idea di partenza o il nostro scarso impegno nel realizzarla. E questa mancanza di chiarezza ci porterà ad arrenderci. Potremo dire di aver fallito solo quando smetteremo di fare del nostro meglio: fino a quel momento stiamo solo imparando e costruendo il nostro percorso.

L’unico modo per crescere e migliorare è assumerci delle responsabilità che vanno oltre le nostre capacità attuali: saremo pronti solo quando saremo in grado di avviare qualcosa di nuovo prima di essere pronti, affrontando le nostre paure.

Leggi l’articolo completo di Colin Matson-Jones su betterhumans.pub