La paura è in grado di plasmare il nostro processo decisionale, come mostrano questi studi condotti da alcunǝ docenti della Kellogg School of Management:
- Paura della malattia
Il timore di avere una patologia grave impedisce a molte persone di sottoporsi a visite specialistiche e utilizzare strumenti diagnostici. Chethana Achar e il suo team hanno reclutato online 400 donne, proponendo loro di utilizzare uno strumento gratuito del National Cancer Institute (il BCRAT), in grado di valutare il rischio di tumori al seno, presentandolo come uno strumento di diagnosi ad alcune e di prevenzione ad altre: il secondo gruppo ha riportato un livello molto inferiore di paura e si è rivelato più propenso a utilizzare effettivamente il BCRAT. Puntare sulla prevenzione è quindi il modo giusto per sollecitare comportamenti meno rischiosi. - Paura di conseguenze negative sulla carriera
David Matsa e Todd Gormley hanno rilevato che spesso i e le top manager evitano investimenti rischiosi ma potenzialmente validi perché vogliono mantenere la propria posizione economica e la propria reputazione all’interno dell’azienda. La ricerca indica però che quellǝ che giocano più sul sicuro non creano valore per gli azionisti ed espongono le loro organizzazioni a un maggiore rischio di fallimento. Inoltre, questo atteggiamento è controproducente anche per chi lo mette in pratica: la maggior parte di coloro che che agiscono o in questo modo, infatti, possiede quote importanti della propria società, quindi mette a rischio una quota elevata delle proprie finanze personali. - Avversione al rischio vs. desiderio di mostrarsi coraggiosǝ
Gli esseri umani, in generale, hanno paura di perdere ciò che hanno, fenomeno studiato come “avversione al rischio”. Allora perché molte persone attuano comportamenti che li espongono al rischio? Derek Rucker e David Gal hanno rilevato che molte persone fanno scelte rischiose perché queste richiedono coraggio, e questa è una caratteristica molto apprezzata nella maggior parte delle culture. Questo meccanismo entra in atto solo quando le opzioni in gioco consentono di sentirsi (e mostrarsi) davvero coraggiosǝ, ovvero quando la posta in gioco è significativa o in grado di cambiare la vita (per esempio, si è più propensi a sottoporsi a un trattamento medico rischioso, mentre interviene molto meno quando si tratta di una banale scommessa finanziaria. - Paura di perdere un buon investimento
Nonostante quanto appena detto, il professore di finanza Dimitris Papanikolau ha rilevato che la paura di perdere una possibile grande opportunità spinge le persone a investire più soldi del dovuto, per esempio puntando sulle startup ad alto potenziale trasformativo e dirompente. Questo comportamento, noto come FOMO (Fear of Missing Out), è scatenato dal fatto che gli investimenti sull’innovazione possono generare grandi disuguaglianze: chi fa la scelta giusta guadagna molto, chi esita rimane indietro. Investimenti come quelli su Tesla sono quindi vissuti come un modo per proteggersi da una possibile diseguaglianza. - Paura di non essere all’altezza come genitore
Cynthia Wang e il suo team hanno svolto uno studio su un gruppo di genitori lavoratori: a una parte di loro sono stati fatti leggere articoli fittizi da cui si evinceva che i genitori che lavorano sono meno coinvolti nella vita dei figli; all’altra sono stati sottoposti articoli, ugualmente fittizi, secondo cui il livello di coinvolgimento era identico. Il primo gruppo ha riferito maggiori livelli di vergogna e minore produttività lavorativa. Uno studio correlato ha anche mostrato come i genitori che provavano più vergogna dedicavano maggiore energia alla genitorialità, offrendo tempo di qualità ai figli nel tentativo di compensare questa emozione.
Leggi l’articolo di Jessica Love su insight.kellogg.northwestern.edu