La volontà di Zhang Ruimin di distruggere lo status quo è ormai una leggenda del management. Sotto la sua guida per ben 37 anni, Haier è diventata leader nella produzione di elettrodomestici a livello mondiale, nonché pioniera nell’innovazione organizzativa incentrata sul cliente.
In tutti questi anni, Zhang è rimasto concentrato sui clienti, senza avere paura di dover fare grandi cambiamenti per servirli meglio. Questo lo ha portato nel bel mezzo di un esperimento organizzativo radicale per Haier, chiamato “Rendanheyi”.
Zhang ne ha parlato recentemente in una videointervista con Aaron De Smet, Richard Steele e Haimeng Zhang di McKinsey. In questa ampia conversazione, Zhang riflette su alcune tematiche importanti, partendo dal fatto che dalla rivoluzione industriale, più di 100 anni fa, il modello taylorista (un modello burocratico) ha prevalso e la sua sfida personale è proprio quella di voler rovesciare questo vecchio modello.
Secondo lui, il modello operativo e il modello organizzativo sono interconnessi e si promuovono a vicenda. Nel suo modello “Rendanheyi”, si sconvolge tutto ciò che è tradizionale, come la gerarchia e la burocrazia. Per capire il significato di Rendanheyi basta osservare la sua composizione etimologica:
- “Ren” è una parola cinese che significa popolo o persona, usata per riferirsi ai dipendenti all’interno di un’organizzazione
- “Dan” significa ordini, e qui rappresenta i bisogni o le richieste degli utenti
- “Heyi” significa integrazione. Quindi, si riferisce al fatto che tutti, ogni dipendente, arriva a creare valore per gli utenti.
Il modello prevede infatti che:
- l’organizzazione sia una rete decentralizzata e distribuita,
- senza burocrazia né gerarchie,
- con l’intento finale di creare un’esperienza per gli utenti, invece di vendere solo prodotti.
I dipendenti Haier si autogestiscono e si auto organizzano in un network di microimprese, che si fondono tra loro per formare microcomunità di ecosistemi o EMC, che rispondono direttamente alle esigenze degli utenti. L’adozione di questo modello richiede innanzitutto la rinuncia ai poteri, compresi i processi decisionali (l’assunzione, il licenziamento e la fissazione dei compensi), che bisogna delegare alle microimprese stesse, rinunciando al controllo tradizionalmente assegnato ai capi.
Zhang continua dicendo che il modello sta avendo grande successo e alcune imprese esterne hanno espresso il loro interesse ad adottarlo e integrarlo. In questi casi, il consiglio che dà è di iniziare a usare Rendanheyi a partire da una funzione, invece che di implementarlo ovunque, e solo dopo il successo in piccoli settori del business si può pensare di scalare il modello in tutta l’organizzazione.
Alla fine dell’intervista Zhang riflette sul fatto che le imprese dovrebbero rispondere alle tre domande che il pittore francese Paul Gauguin ha posto nel titolo del suo quadro: “Da dove veniamo? Cosa siamo? Dove stiamo andando?”. Queste domande hanno bisogno di essere poste e di trovare sempre nuove risposte per assicurarsi che l’impresa stia avanzando con i tempi. Rendanheyi vuole assicurarsi proprio questo, di trovare le risposte a queste domande per le organizzazioni.
Leggi l’intervista completa di Aaron De Smet, Richard Steele, Haimeng Zhang su www.mckinsey.com