Il lancio di ChatGPT-3.5 alla fine del 2022 ha catturato l’attenzione del mondo mostrando la straordinaria capacità dell’intelligenza artificiale generativa (IA) di produrre una serie di contenuti apparentemente generati dagli umani, tra cui testo, video, audio, immagini e codici.

Questa tecnologia ha sollevato interrogativi su ciò che potrebbe significare per il lavoro, i lavoratori/le lavoratrici e i mezzi di sussistenza, oggi e in futuro, con l’uscita di nuovi modelli potenzialmente molto più potenti. Moltə lavoratori/lavoratrici sono preoccupatə per il forte impatto che avrà sui posti di lavoro nei prossimi due decenni. 

Nonostante queste preoccupazioni ampiamente condivise, tuttavia, le domande fondamentali rimangono senza risposta: Come possiamo garantire che i lavoratori siano in grado di plasmare in modo proattivo la progettazione e l’implementazione dell’IA generativa? Cosa occorre per assicurarsi che i lavoratori beneficino in modo significativo dei suoi vantaggi? E quali sono i paletti necessari affinché i lavoratori evitino il più possibile i danni?

Non siamo preparatə ai potenziali rischi e alle opportunità che l’IA generativa è pronta a portare.

Ad oggi, la maggior parte della discussione sulla ChatGPT e su tecnologie simili è rimasta lontana dal lavoro e dai lavoratori/dalle lavoratrici. I dibattiti oggi sono dominati da tematiche quali la sicurezza nazionale, la disinformazione, la privacy e la sorveglianza, la proprietà intellettuale, il consumo di elettricità e l’inganno (incarnato dai “deep fake” come strumento di frode finanziaria e politica). L’attenzione agli impatti dell’IA sul mondo del lavoro e dei mezzi di sussistenza è stata secondaria, nel migliore dei casi, e per lo più congetturale. Nella misura in cui si è parlato di lavoro, le conversazioni sulle implicazioni dell’IA si sono arenate agli estremi:

  • Da un lato, le persone tecno-ottimiste si fanno portavoce di un mondo di abbondanza e possibilità illimitate, di assistenti AI in grado di ridurre le incombenze nelle nostre tasche, di scienziatə in grado di curare il cancro e di una produttività accelerata che crea prosperità per tuttə
  • All’estremo opposto, invece, ci sono previsioni di sventura, di perdita di posti di lavoro in massa e di fine dell’occupazione umana – o addirittura dell’esistenza – così come la conosciamo.

È impossibile prevedere la traiettoria futura dei progressi tecnologici, perché la gamma dei possibili futuri dell’IA è estremamente ampia.  

Sebbene non sia possibile fare previsioni sicure, è chiaro che la progettazione e la diffusione delle tecnologie di IA generativa si stanno muovendo molto più velocemente della nostra risposta collettiva per comprenderle e plasmarle, siamo quindi impreparati ad affrontare questa sfida complessa e crescente.

Inoltre, l’organizzazione e il potere dei lavoratori/delle lavoratrici (o la loro mancanza) rimangono fondamentali per plasmare il modo in cui l’IA viene impiegata nell’economia, ma appaiono sporadici e limitati.

Le grandi aziende tecnologiche come Google, Meta e Microsoft stanno facendo grandi investimenti nello sviluppo dell’IA, ma la maggior parte delle altre organizzazioni – siano esse aziendali, governative o del settore no-profit – si concentreranno sull’utilizzo di questi strumenti di IA piuttosto che sul loro sviluppo. Questə “implementatori/implementatrici” di tecnologie di IA sono anche datori/datrici di lavoro, con dipendenti che dovrebbero adattarsi in qualche modo alla crescente diffusione dell’IA.

Attualmente esistono poche linee guida o codici di condotta per l’implementazione etica dell’IA da parte delle aziende nei confronti delle loro persone.

Sicuramente le capacità dell’IA generativa rappresentano una netta rottura rispetto alle precedenti tecnologie “basate sulle competenze”. L’IA è capace di operazioni di codifica, scrittura e lettura, condivisione, recupero e sintesi delle informazioni, nonché di conduzione di analisi e ricerche. L’intelligenza artificiale generativa è pronta a riorganizzare il modo in cui molti di noi lavorano e si guadagnano da vivere.

Il futuro non è preordinato. Il fatto che i lavoratori e le lavoratrici beneficino degli aumenti di produttività determinati dall’IA o subiscano danni e precarietà dipende in parte dalla capacità dei lavoratori e delle altre parti interessate di plasmare la diffusione della tecnologia, nonché dalle scelte specifiche che compiono i datori/le datrici di lavoro, le aziende tecnologiche, i politici e le politiche, i consumatori/le consumatrici e la società civile. Un progresso tecnologico incontrollato può portare a maggiori disuguaglianze e a sofferenze durature per i lavoratori e le loro comunità. La tecnologia non è il destino, ma l’inazione sì.

 

Leggi l’articolo completo di Molly Kinder, Xavier de Souza Briggs, Mark Muro e Sifan Liu su Brookings.edu