Cosa dice di importante questo libro
Humanocracy è l’ultimo lavoro di Gary Hamel, questa volta supportato da Michele Zanini, co-fondatore di The Management Lab.
Il valore aggiunto più importante di questo libro è il Business Case contro la burocrazia che, con dati precisi, rappresenta un modello che può essere utilizzato da tutte le organizzazioni.
Gli autori esaminano elementi comuni alle tendenze attuali, come il fatto che negli ultimi anni la maggior parte delle organizzazioni ha creato valore esclusivamente per i lavori più pagati e identificano come sfida centrale per il successo dell’”umanocrazia” il tema del miglioramento riguardo ai cosiddetti “lavori poco qualificati”.
Per chi vuole mettere al centro il fattore umano nella propria organizzazione, la domanda fondamentale è: “Che tipo di organizzazione suscita e merita il meglio che gli esseri umani possono dare?“
Citazioni
Ciò che rende un lavoro poco qualificato non è la natura del lavoro che comporta o le credenziali richieste, ma se le persone che svolgono il compito hanno o meno l’opportunità di accrescere le proprie capacità e affrontare nuovi problemi.
Le nostre organizzazioni, nonostante tutti gli sforzi per migliorarle, sono inerziali, incrementali e poco entusiasmanti.
Eliminare la burocrazia è probabilmente la cosa più redditizia che qualsiasi organizzazione possa fare
Contenuti e struttura del libro
Gli autori non suggeriscono un modello di organizzazione ma guardano al miglioramento dell’espressione di sé e della responsabilità che viene data ai lavoratori come strumenti che permettono loro di demolire gli aspetti più perniciosi della burocrazia, che viene identificata dalla presenza di alcuni elementi comuni, come ad esempio:
- L’esistenza di una gerarchia formale
- Il potere è conferito alle posizioni
- L’autorità scorre verso il basso
- Strategie e budget sono fissati dai vertici
- I ruoli professionali sono definiti nello specifico
- I manager assegnano compiti e valutano le prestazioni
- Tutti competono per la promozione e la compensation è correlata al rango
Gli elementi che mancano di più alle organizzazioni sono la resilienza, la creatività, e la passione. Tutti tratti comuni negli esseri umani, ma che l’atteggiamento burocratico invece interpreta come scarsi tra i dipendenti.
Il terzo capitolo è il più interessante, in quanto costruisce il business case contro la burocrazia. Probabilmente ci sono poche persone in giro che difenderebbero questo sistema, eppure finora ci sono state scarse prove del costo totale dell’“incompetenza” creata dai burocrati.
Gli autori propongono uno strumento (il Bureaucratric Mass Index) che, con solo 10 domande, inizia a mettere a fuoco il costo della burocrazia. E’ anche possibile, direttamente online, verificare il livello della tua organizzazione sapendo che, in una scala da 0 (assenza di burocrazia) a 10, il punteggio medio è risultato essere 6,5.
Il libro è ricco di casi di aziende che si sono trasformate riducendo sostanzialmente l’impatto della burocrazia e mettendo veramente i dipendenti al primo posto nelle loro strategie. Grazie all’analisi di realtà come Nucor, Michelin, Haier, Vinci, Svenska Handelsbanken, e molte altre, gli autori identificano ciò che per loro è il DNA di Humanocracy che, in sintesi, comprende:
- Proprietà: distribuita attraverso l’intera organizzazione
- Mercati: le regole del mercato vengono usate per allocare le risorse e si crea concorrenza interna
- Meritocrazia: per evitare la promozione attraverso la slealtà e investire sullo sviluppo delle competenze
- Comunità: studiando quale sia il modo migliore per costruire un senso di appartenenza affinché le persone prosperino
- Apertura: come una chiara alternativa alla segretezza burocratica e all’opacità
- Sperimentazione: come un modo chiaro per diventare resilienti e sostenere la velocità del cambiamento
- Paradosso: per sostituire coerentemente ogni “o” con una “e” attraverso quelle che sembrano essere diverse alternative di azione
Conclusione
Humanocracy fornisce molte considerazioni coerenti su come costruire un’organizzazione incentrata sull’uomo, senza suggerire un modello alternativo specifico. È in linea con la mia opinione: bisogna essere intenzionali nella progettazione di un’organizzazione e pensare a tutti i suoi componenti in modo coerente e, soprattutto, dobbiamo assicurarci di mettere i principi al primo posto e derivare da lì come le nostre organizzazioni possono generare impatto.
Questo è un libro di valore non solo per qualche CEO illuminato, ma per ogni persona che sente di voler lavorare per il miglioramento del modo in cui lavoriamo.
Humanocracy dipinge un possibile itinerario con molteplici scenari davanti a noi e ci invita a iniziare il viaggio.
Grazie a Sergio Caredda per aver condiviso questa recensione, già apparsa sul suo sito www.sergiocaredda.eu