Gary Hamel è uno degli studiosi più influenti e dinamici nel campo del management e del business.
In genere si occupa di progettare organizzazioni “adatte al futuro”, ha pubblicato su questo molti libri ed ha scritto numerosi articoli per la Harvard Business Review. Durante il decimo Global Drucker Forum di quest’anno, il cui tema era “Come costruire organizzazioni centrate sulla persona”, ha fatto un discorso molto potente ed interessante. Ha messo in discussione lo stato presente delle organizzazioni ad ogni livello, ponendo una serie di domande scomode e provocatorie
Perché così pochi dipendenti hanno un alto livello di engagement? Perché non vengono consultati quando vengono definiti gli obiettivi del loro lavoro? Perché il 50% delle persone ritiene di dover scappare da un capo incompetente?… e questi sono solo alcuni esempi…
Lo scopo di Hamel era far emergere un paradosso: le nostre organizzazioni sono strutturate in modi “disumani”, e non solo ciò non ha portato alcun beneficio, contrariamente a ciò che si pensava quando sono state progettate, ma oggi sono anche apertamente contrarie ai nostri valori e alle nostre intenzioni. Eppure non è così semplice cambiarle.
Quali sono secondo Hamel i freni al cambiamento?
Innanzitutto il fatto che i costi delle organizzazioni di oggi, rigide, caratterizzate da burocrazia e potere distribuito, sono solo in parte valutabili: certo, si possono misurare i vantaggi apportati dall’avere meno livelli gerarchici, ma quelli dati da maggiore creatività, autonomia, flessibilità, innovazione, tutte capacità che la macchina burocratica tiene lontane o svilisce, non sono immediatamente quantificabili. E soprattutto non lo sono da parte di chi nella burocrazia trova comunque vantaggio, chi riesce a governarla attraverso giochi di potere, difesa del proprio territorio, possibilità di nascondersi da controlli e di mantenere il polso della situazione attraverso negoziazioni e compravendite di favori. Abbattere la burocrazia, sottolinea Hamel, significa redistribuire il potere: chi tra i potenti lo vuole veramente?
Non è possibile perciò cambiare da soli una struttura, una cultura, una mentalità burocratica: il rischio è venirne sommersi, come successe a Gorbaciov, come succede a Papa Francesco. Occorre invece agire da una prospettiva diversa, osservare come sono avvenuti i grandi mutamenti storici: dopo tutto ci sono stati nei secoli forti cambi di mentalità, se siamo passati a pensare, ad esempio, che non sia lecito né giusto governare un Paese per diritto di nascita, o tenere un essere umano in condizioni di schiavitù, o considerare inferiore e non autonoma una persona solo perché donna. Certo, ci vuole coraggio per agire questi cambiamenti, e occorre partire non da posizioni pragmatiche ma valoriali e morali. Nelle organizzazioni questo potrebbe voler dire far partire la trasformazione dal basso, chiedendo a ogni persona che vi lavora quali cambiamenti farebbe per rendere la sua azienda e la sua attività più umana. Non si tratta di fare una raccolta di idee per favorire l’innovazione, cosa non nuova, ma di far partire dal basso la spinta verso una reale modifica di mentalità prima ancora che di azione e struttura, e questo è rivoluzionario.
Le istituzioni cambiano quando noi cambiamo, quando passiamo dalla rassegnazione all’indignazione, dice Hamel. E invita a cogliere il momento attuale per dichiarare ciò che già da tempo si sa, e cioè che le organizzazioni, così come sono strutturate oggi, sono in conflitto con i valori che dichiariamo, perché danneggiano l’ambiente, abusano dei nostri dati personali, usano la corruzione a fini economici e politici, e soprattutto maltrattano gli esseri umani le cui vite consumano. Prendere consapevolezza di ciò può aiutarci ad abbandonare il timore di lasciare lo status quo per difendere i nostri interessi e a far un passo avanti verso la costruzione di organizzazioni meravigliose come le persone che le popolano.
Leggi il discorso originale di Hamel al Global Drucker Forum – www.enliveningedge.org