L’organizzazione no-profit CoorDown, fondata per sensibilizzare sulle potenzialità delle persone con sindrome di Down e promuovere la loro inclusione, ha recentemente pubblicato uno spot virale dal titolo “Assume that I can”, guadagnandosi molta attenzione ed elogi.

Questo spot offre anche importanti lezioni su come rendere il marketing più autenticamente inclusivo e ottenere contemporaneamente risultati aziendali positivi.

Ecco quattro best practice che possiamo imparare analizzandolo:

  1. Cambiare la narrazione
    Il video di CoorDown sfida gli stereotipi comuni sulle persone con sindrome di Down, evidenziando il danno che questi pregiudizi possono causare. Quando si creano contenuti per comunità emarginate, è fondamentale cambiare la narrazione per smontare i luoghi comuni. Chi appartiene a questi gruppi vuole interagire con marchi che dimostrino di volersi impegnare veramente per il loro benessere, non soltanto ampliare il target dei propri prodotti.
  2. Collaborare con le persone che fanno parte delle comunità coinvolte
    CoorDown ha lavorato a stretto contatto con persone affette da sindrome di Down durante lo sviluppo della campagna. Questo sottolinea l’importanza di coinvolgere direttamente coloro che si desidera raggiungere con la propria operazione di marketing. La collaborazione aiuta a produrre un lavoro più autentico e attento alle esigenze delle comunità interessate.
  3. Rendere le persone protagoniste
    In “Assume That I Can”, l’attrice Madison Tevlin, affetta dalla sindrome di Down, è stata messa al centro dell’attenzione come protagonista. È essenziale che le persone delle comunità sottorappresentate siano al centro delle campagne di marketing e non solo presenti sullo sfondo.
  4. Ispirare un cambiamento positivo
    Lo spot di CoorDown ha avuto un impatto significativo, cambiando la percezione sulla sindrome di Down e sulle persone con disabilità. Le campagne di marketing devono perseguire gli obiettivi aziendali, ma possono anche ispirare l’autoriflessione e il cambiamento positivo.

È importante notare che le campagne di marketing inclusivo non solo promuovono l’uguaglianza e l’inclusione, ma possono anche portare a risultati aziendali apprezzabili: quando un più ampio numero di persone si sente incluso e rappresentato, si crea un legame più forte con il marchio, portando a un impatto duraturo sia sulla clientela sia sull’attività stessa.

Leggi l’articolo di Sonia Thompson su forbes.com

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