In un mondo caratterizzato da complessità e cambiamenti rapidi, la collaborazione è essenziale per il successo. Le organizzazioni che sanno sfruttare efficacemente il suo potere possono ottenere risultati straordinari, come dimostrano la crescita di aziende come Netflix e Amazon e progetti come il Telescopio Spaziale James Webb.

Tuttavia, molte organizzazioni faticano a promuovere la collaborazione e ricorrono più facilmente alla competizione. Le ricerche, infatti, mostrano che fino al 70% delle alleanze strategiche fallisce, e più della metà delle joint venture non sopravvive un decennio. Gli ostacoli alla collaborazione efficace spesso includono la distanza fisica, le differenze di fuso orario e l’accesso diseguale alle informazioni, ma le barriere più significative sono psicologiche. Le strutture gerarchiche tradizionali favoriscono una mentalità individualistica, caratterizzata da sfiducia, riluttanza a condividere informazioni e preferenza per il lavoro indipendente.

Il teaming, un concetto introdotto dalla professoressa della Harvard Business School Amy C. Edmondson, offre una soluzione. Diversamente dal tradizionale team-building, il teaming è un approccio flessibile e in tempo reale alla collaborazione che può essere applicato in vari contesti. Esso enfatizza l’apprendimento e la risoluzione dei problemi senza richiedere strutture rigide o incentivi specifici.

Un esempio di teaming si è verificato nel 1979, quando la NASA fu incaricata di lavorare sulla sicurezza dell’aviazione: riunendo un gruppo diversificato di espertǝ, sviluppò raccomandazioni che migliorarono significativamente tale aspetto nei decenni successivi.

Fattori chiave per un teaming efficace:

  • Complessità del compito: il teaming è più efficace quando si affrontano problemi complessi e unici che richiedono collaborazione per essere risolti. Un esempio è il salvataggio dei 33 minatori cileni nel 2010.
  • Persone: un teaming di successo richiede partecipanti che siano consapevoli di sé, apertǝ a nuove idee e abili nella comunicazione e nella collaborazione.
  • Piattaforme: l’efficacia del teaming dipende anche da infrastrutture robuste, per esempio regole chiare, procedure e strumenti collaborativi come Slack o Jira. Aziende come GitLab sono esemplari in tal senso.

Ecco un modello in tre fasi per implementare il teaming:

  1. Iniziare: questa fase implica stimolare l’interesse attraverso programmi che combinano strumenti di apprendimento tradizionali con progetti che richiedono collaborazione interfunzionale. I fattori chiave per il successo includono il supporto della leadership senior, una vasta partecipazione e il raggiungimento di risultati significativi.
  2. Integrare: qui, il teaming diventa parte della cultura organizzativa. Questa fase comporta l’espansione del programma, lo sviluppo di protocolli dedicati e l’adattamento dei sistemi HR per supportare un ambiente collaborativo. Il successo richiede una piattaforma ben progettata e un modello di leadership flessibile, noto come “leadership a rotazione”, in cui i ruoli di ruotano tra i e le componenti del team.
  3. Istituzionalizzare: la fase finale si concentra su l’incorporazione dei principi del teaming in tutti i processi organizzativi, come reclutamento e formazione. Il feedback continuo e il supporto sono essenziali per garantire l’efficacia dell’implementazione in tutta l’organizzazione.

In conclusione, il teaming fornisce un potente strumento per le organizzazioni per migliorare la collaborazione, innovare e sfruttare le capacità collettive.

Leggi l’articolo di Stanislav Shekshnia e Sergey Vorobiev su knowledge.insead.edu