Come possiamo essere innovativi se ci conformiamo alle regole? Come possiamo cambiare senza mettere in discussione il sistema? I leader sembrano volere innovazione e creatività, ma sono spaventati da collaboratori anticonformisti, visti quasi come “rompiscatole”. La situazione è paradossale.
Molte persone ritengono che i loro datori di lavoro non incoraggino l’anticonformismo, e anzi premino le persone che si attengono alle regole. Non solo ritengono, quindi, che ci si aspetti che si seguano le regole, ma anche che nessuno possa infrangerle. Questo li spinge a mostrarsi ligi ai dettami più di quanto sarebbe necessario, e il conformismo è talmente diffuso nella nostra cultura che è difficile superarlo. Il fatto è che ognuno di noi vuole sentirsi accettato, vuole sentirsi parte di un gruppo e avere la sensazione di essere adeguato al contesto di cui fa parte. Contemporaneamente, però, abbiamo bisogno di ribelli, persone che esprimano apertamente le loro opinioni, anche quando sono in disaccordo, che siano brave a neutralizzare le dinamiche del pensiero unico. Sfidare il pensiero comune può suscitare delle discussioni che portano maggiore chiarezza e che stimolano tutti coloro che ne sono coinvolti a pensare in maniera più ampia ed aperta.
I ribelli sono agenti del cambiamento! Spesso le ribellioni sono sottostimate, viste come un atto per indebolire o sovvertire la struttura esistente. I ribelli, però, non lo diventano senza una ragione, vedono delle pecche nel sistema esistente e vogliono migliorarlo. Essere un ribelle in una società che non si ribella è estenuante, e siccome la loro vitalità è importante per le aziende, occorre che ne sosteniamo lo spirito e l’energia, occorre che li supportiamo aumentando il numero dei ribelli anziché silenziandoli. Perciò la domanda che dobbiamo farci è questa:
-Come si può liberare i ribelli che già sono già nel nostro team?
Offriamo alle persone uno spazio libero in cui sfidare lo status quo e parlare liberamente: creare una cultura in cui la paura non abbia posto aiuterà a far emergere differenze di opinione, onestà e trasparenza. Molte persone sono davvero brave nel pensiero laterale e nel problem solving, ma usano le loro capacità creative soprattutto al di fuori del lavoro. Occorre incoraggiarle a portare il loro spirito creativo sul luogo di lavoro, e a essere presenti con pienezza. Offrire uno spazio libero significa anche che le persone sanno che possono infrangere le regole intenzionalmente se questo è utile per seguire il loro proposito. E’ bene che le regole diano chiarezza, ma non devono limitare la creatività e le capacità delle persone. Chi si ribella per una causa non porta problemi ma progresso. E lo stesso accade con gli errori. Certo, parliamo di errori che non sono il risultato di decisioni affrettate e di stupidità, ma di sperimentazioni significative. Piccoli fallimenti permettono interessanti scoperte e offrono occasioni di apprendimento. Oltre alle sperimentazioni, anche i vincoli possono diventare fonti di creatività. Mentre alcune persone possono lamentarsi per un budget risicato o per la complessità di un progetto, altri possono cogliere con stimolo la sfida, coinvolgendosi al massimo per trovare modalità creative per aggirare gli ostacoli e i vincoli. E ancora, anche un conflitto positivo può sollecitare il pensiero creativo.
Anziché forzare le persone a pensarla in un determinato modo, uguale per tutti, è utile incoraggiare le domande. Le persone non hanno bisogno di un job title che contenga la parola “change” per diventare un agente di cambiamento! Un gruppo di ribelli positivi sa prendersi delle responsabilità e mostrare la via per il futuro. E non è necessario assumere persone nuove per trovare dei ribelli che sfidino la noia e la ripetitività: basta creare una cultura che permetta alle persone che già ci sono di liberare il ribelle che è in loro.
Per approfondire leggi l’articolo completo del Change Agent di Gustavo Razzetti – www.blog.liberationist.org