La pressione è spesso uno stimolo per chi ricopre una posizione di leadership. Può presentarsi sotto forma di scadenze, obiettivi strategici, trattative importanti o competizione, e ha il potere di spingere i e le leader verso nuovi traguardi. Tuttavia, sebbene la pressione possa portare a grandi risultati, può anche diventare un ostacolo, causando errori che compromettono carriere e aziende.
Un esempio degli effetti di una pressione eccessiva si è visto durante le Olimpiadi di Tokyo, quando la ginnasta Simone Biles si è ritirata dalla competizione a causa dei “twisties”, una condizione causata dallo stress che può disorientare i e le ginnastǝ e causare infortuni.
Dane Jensen, CEO della Third Factor e autore del libro “The Power of Pressure”, spiega che l’aumento della pressione è legato a tre elementi: importanza (quanto conta la situazione), incertezza (quanto è imprevedibile l’esito) e volume (quante altre richieste dobbiamo gestire).
Jensen afferma che il successo porta con sé un aumento della fiducia, ma anche della percezione dell’importanza delle questioni e dell’entità della posta in gioco. Questo può essere una lama a doppio taglio: a lungo termine può ispirare l’azione, ma in altri momenti può diventare un elemento destabilizzante.
Per gestire l’importanza i picchi di pressione, Jensen suggerisce di lavorare su come percepiamo le situazioni e propone una tecnica in quattro passaggi per affrontare i momenti di massima pressione:
- Chiedersi cosa NON è in gioco: riflettere su ciò che rimarrà invariato, indipendentemente dall’esito del momento di pressione, può ridurre il carico emotivo e psicologico. Ad esempio, pensare che la nostra famiglia sarà lì per noi qualunque cosa accada aiuta a ridurre l’importanza eccessiva che si può attribuire a una situazione.
- Evitare la spirale dell’ansia: i e le leader spesso esagerano nello stimare la posta in gioco. Jensen consiglia di cercare prove oggettive per valutare l’effettiva importanza della situazione. Possiamo anche chiederci come vedremmo quella situazione se non riguardasse noi, per avere uno sguardo più distaccato.
- Lasciare andare le questioni legate all’ego: non tutto è sotto il nostro controllo. Aspetti come il prezzo delle azioni o i profitti, per esempio, dipendono solo in parte da noi. Cerchiamo di lasciare da parte questi elementi quando si avvicina un momento di pressione.
- Valutare cosa è davvero urgente: l’urgenza percepita spesso distrae dalla performance. Jensen suggerisce di chiedersi: “Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere se agisco ora?” e “Cosa succede se rimando?”. Se ci rendiamo conto che l’urgenza non è reale, prendiamoci una pausa e affrontiamo la situazione in seguito.
In conclusione, la pressione può essere sia una forza motivante sia un potenziale ostacolo. Con le giuste strategie di gestione, i e le leader possono trasformare i momenti critici in opportunità di crescita e successo.