Le organizzazioni di oggi hanno strutture nate in un altro tempo.

Un mondo nuovo può fare a meno di una forma nuova?

Pensare, decidere, agire sono parti di un unico flusso

Cosa ci guadagniamo a separarle?

Facciamo continuamente piani che non riusciamo a rispettare.

Dedichiamo le stesse energie al futuro che nel frattempo si realizza?

Le aziende premiano l’assenza dell’errore, a costo di imbrigliare la sperimentazione.

È così che si preparano al futuro?

Le platform rivoluzionano le modalità di incontro tra chi produce, chi consuma e chi sviluppa.

Le aziende possono continuare a ignorarle?

Le platform hanno integrato gli stakeholder nella catena del valore.

Vogliamo portare questa logica in azienda?

Le platform funzionano sulla trasparenza, l’interazione, la collaborazione e lo sharing.

Niente da imparare?

In architettura, le strutture facilitano o impediscono la vita e le attività.

E nell’organizzazione?

Il potere è tipicamente concentrato al Vertice.

E’ questa la scelta migliore per rispondere alle esigenze dei clienti?

Nelle nostre organizzazioni pochi dicono ai tanti cosa fare.

Davvero ci stupiamo se motivazione e engagement sono bassi?

Quello che otteniamo è sempre troppo poco rispetto a quello che serve.

Come facciamo non è parte del problema?

Da anni scegliamo le persone basandoci sulle competenze.

È ancora sufficiente?

Il lavoro, in un mondo che cambia, chiede continuamente di apprendere.

La valutazione delle prestazioni serve a questo?

Facciamo da anni assessment su competenze, attitudini e motivazione.

Sicuri che colgano la pienezza della persona?

A cosa serve lo sviluppo del talento di pochi

se gli altri non usano la loro bravura?

Nelle aziende si scrivono troppe mail e c’è poca comunicazione.

Possibile che non ci sia una soluzione?

Le riunioni sono spesso una perdita di tempo.

Perché continuiamo a farle nello stesso modo?

I programmi di leadership sono sempre destinati ai capi.

Ha ancora senso una leadership non diffusa?

Creiamo situazioni organizzative in cui nessuno di noi si vorrebbe trovare.

Non è ora di dare fiducia al nostro desiderio di benessere?

“Che cosa voglio dare agli altri, alla comunità, al mondo?”

Se fosse questo il senso di ciò che facciamo?

La vocazione non è considerata cruciale dalle aziende.

Nulla a che fare con la redditività?

Passioni, sentimenti, intuizioni.

Cosa accadrebbe se fossero al servizio del business?

Esistono correnti di bisogni e urgenze che non sanno di essere una community.

Come intercettarle?

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SENSE & RESPOND

Chi ha la responsabilità di guidare le organizzazioni, ha anche quella di cercare la nuova strada.

Sense & Respond – percepire e rispondere – è una sintesi semplice, ma rivoluzionaria. Perché svela, con l’esempio di casi aziendali, che il modo di pensare e operare di molte organizzazioni è figlio dell’era industriale. Che è finita. Niente è più come prima, anche se non sembra. Siamo nell’era digitale: un’epocale discontinuità culturale prima ancora che tecnologica.

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